Stage done! Let’s go party – Stage finito, ora festa!

5 giorni di stage, 5 giorni di full immersion in una classe di 25 persone di cui 24 parlanti francese e una italiana pratica dell’idioma ma palesemente in difficoltà a seguire quando iniziavano a parlare tutti insieme. Il corso era dalle 9 del mattino fino alle 17, con una pausa pranzo di poco più di un’ora, quindi 7 ore piene a seguire lezioni di economia di base per una piccola impresa, di gestione del capitale e di versamento di tributi. Vi assicuro che non è stata una passeggiata. Arrivavo a casa alla sera, a casa dalla mia amica Marylise di Brest, cucinavo qualcosa per sdebitarmi dell’ospitalità e poi, poco dopo cena, arrivavo in camera e crollavo morta a letto. Un fatto di per sè eclatante, dato che solitamente gli occhi non mi si chiudono mai prima delle 2 di notte!
Così dopo aver parlato con più persone del mio progetto, sia potenziali concorrenti che semplicemente esperti del settore finanziario, mi sono sentita sempre più nel vivo dell’esperienza, il libro della nuova vita è definitivamente aperto, anzi, direi che siamo anche già a pagina 20, il che è un buon punto, dato che avevo addirittura paura ad aprirlo…
mi sembra di avere un sacco di tempo a disposizione, in realtà so che arriverò a fine anno in un batter d’occhio e nel frattempo dovrò aver già ordinato l’Ape e trovato casa. Una cosa per volta? Non è più possibile, ora è “tutto o niente”, e quando mi hanno consegnato l’attestato di partecipazione allo stage mi sono sentita proiettata nel vortice delle mie nuove priorità, è stato liberatorio e potente. Lo stage non era una barriera, tutti saremmo passati e risultati abili all’attività di impresa individuale, ma per me aveva un significato più grande, era l’attestato della fattibilità del mio progetto ed ora che questo muro è stato scalato posso vedere al di là e ciò che ho davanti è misterioso e bellissimo allo stesso tempo. Sono fiera di me per il fatto che se mi prefiggo una cosa la porto fino a fondo, a volte anche a costo di fallire, ma testona come sono non mettetevi in mezzo ad ostacolare il mio cammino, potrei incornarvi!
Venerdì sera per festeggiare sono uscita con Sabrina, coinquilina di Marylise et Frédéric, una ragazza Alsaziana innamorata come me della Bretagna, che ha mollato tutto per seguire il suo sogno di vivere qui, nella terra che finisce. Mi son sentita subito molto in sintonia con lei, forse anche per la passione che ci accomuna, di certo so di aver già un’amica in più qui, per quando mi trasferirò.
Sabato è ufficialmente ricominciata la mia vacanza e ho deciso di andare nei Monts d’Arrée a trovare il mio amico Alain, detto Bill il Korrigan. Abbiamo fatto serata alla cooperativa della ressourcerie di Carhaix, dove festeggiavano i 10 anni dell’associazione e dove ho avuto modo di conoscere altre interessantissime persone, tipo la più grande collezionista di patate. Sì, avete capito bene, patate! Abbiamo di fatto riso un sacco di questo “hobby”, anche perché pensare che potesse avere centinaia di patate diverse chiuse in una vetrina mi ha fatto sganasciare. Sono quasi rimasta delusa dal fatto che la collezione fosse in realtà costituita dalla quantità di tipi di patata che coltiva Lucille. Dormire da Alain è sempre un’esperienza mistica, dato che i servizi igienici sono esterni alla abitazione e che il mio letto personale è il grande divano di pelle davanti al camino, ma pensare che lo conosco da 11 anni e che ogni volta è come se ci fossimo visti il giorno prima, è una cosa che mi conforta parecchio.
La domenica parto in direzione Erdeven ma la giornata prevede sosta a Pont l’Abbé, per la Fete de Brodeuses, in pratica la festa della Bigoudène, le “vecchie bretoni” di cui Battiato parlava in “Centro di gravità permanente”. Una festa enorme, tra le vie e i parchi della petite ville, con concerti su due diversi palchi di musica tradizionale e balli popolari. Sidro, crepes, moules et frites, barbe à papa. Tutto quello che serve perchè la sagra riesca bene. E così è stato. Le cornamuse bretoni (biniou), la bombarde, i flauti e i violini. Un’atmosfera perfetta che ancora una volta aveva il gusto di casa.
Di sera mi sono incamminata verso casa di Pippo e Typhaine, altri amici, stavolta nel Morbihan. Conosciuti 4 anni fa grazie al Couchsurfing, abbiamo continuato a sentirci ed ogni volta è un piacere rivedersi e trascorrere qualche giorno insieme.
Lunedì sera siamo andati a St. Cado alla festa dei pompieri, musica in piazza e fuochi d’artificio dalla piccola casetta sull’isola di fronte al paesino. Molto suggestivo anche se qui i fuochi sono decisamente meno che in Italia, le amministrazioni comunali dispongono di piccoli budget per questi eventi. La cosa più bella era che, per poter vedere meglio i fuochi, hanno spento tutte le luci del paese. Sembrava davvero di esser tornati nel passato!
Martedì, 14 luglio, festa nazionale e ovviamente diversi eventi sparsi per tutta la regione. Al pomeriggio son andata con Pippo al Troc et Puces di Etel, il mercato delle pulci. E’ un mercato molto popolare in Francia, anche se spesso si tratta solo di bancarelle che vendono chincaglieria di ogni tipo, ma è un momento di comunità, per cui solitamente frequentato da molte persone. Typhaine nel frattempo è partita per una vacanza di una settimana alle baleari con una sua amica, è stato bello salutarla e dirle “a presto”, io ormai con la testa sono già qui!
Alla sera festa del Mare a Plouhinec insieme ai colleghi e amici di Pippo. Menù a 13 euro con scamponi, tonno alla griglia, bigné alla crema gigante. Satolli e alticci siamo andati a prender posto sugli scogli per assistere ancora una volta allo spettacolo dei fuochi d’artificio. Plouhinec è sulla costa di fronte a Etel, i due paesi sono separati dalla Ria d’Etel per poche centinaia di metri, per cui su entrambe le sponde c’era gente appostata per godersi la magia e quando i fuochi sono finiti è stato incredibile sentire gli applausi scrosciare lungo tutto l’estuario.
Oggi è l’ultimo giorno di questa vacanza-studio, come sempre mi assale una grande tristezza prima di partire, per di più oggi ci sono le nuvole basse e la pioggerellina fine fine che da fastidio e ti inzuppa per bene. Stasera torno da Marylise a Brest, visto che mi ha gentilmente offerto un letto nonostante debba svegliarmi alle 4 per andare a prendere l’aereo delle 6:30. Ciò che è diverso stavolta è che so che questa tristezza durerà un soffio, a novembre sarò di nuovo qui alla ricerca di casa e questo pensiero è talmente enorme che mi vien la tachicardia, per l’eccitazione e la paura insieme. Il conto alla rovescia è più che mai attivo, io sono un pentolone d’acqua in ebollizione, non conviene mettermi il coperchio perché può saltar via, sogno la mia casa ogni notte, spero di trovarla così come la immagino. Avrò le mie galline, probabilmente Mario, l’oca del Canada, forse un cane un giorno. Ci sarà l’orto, delle aiuole fiorite, il prato all’inglese. Alle finestre saranno appesi degli ornamenti in stile marinaro, piccoli legni trovati sulla spiaggia, conchiglie e lampade a olio, la mia cucina sarà spaziosa, finalmente, ci sarà posto per l’isola e per un frigorifero enorme in cui far stare il pesce che andrò a comprare al mattino presto sul porto. La mia stanza sarà colorata e accogliente, bella come quelle delle riviste di arredamento country. Avrò due bagni, uno al piano terra e uno al primo piano, avrò un piccolo ufficio in cui mettere il computer e continuare a lavorare come montatrice, ci sarà la lavanderia, con una bella asciugatrice e stendini enormi per i giorni di pioggia. Ci sarà il camino, un grande divano letto per gli ospiti in più, oltre a quelli che già saranno nella seconda camera da letto della casa, avrò un tavolo realizzato col legno dei relitti delle barche, al muro sarà appeso il piano del mio tavolo di Milano, quello che ci ho messo due settimane a realizzare con ritagli di mille foto prese dai giornali, ci saranno le foto dei miei amici, vecchi e nuovi, le foto dei miei viaggi e magari inizierò a dipingere. Ci sarà tutto nella mia nuova casa, mancherà solo una cosa ma sono sicura che sarà per poco, perché ogni filo d’erba che vedo tra le colline mi sussurra che tutto andrà bene, che la vita sarà più semplice, che sarò dove avrei sempre dovuto essere. Le gambe per casa non saranno sempre solo due, il rumore dei passi raddoppierà presto, il caffè nella moka basterà ad entrambi, avanzerà sempre un po’ di pasta dei due etti messi a cuocere e ciò che dimenticherò di comprare al mercato lo troverò il giorno seguente nella dispensa, perché ci avrai pensato tu. A volte sarai più disordinato di me, ma non sarà un grande problema, arrivati al punto in cui la casa esplode ci metteremo a riordinare insieme e mentre tu andrai a prender le uova nel pollaio io lancerò la palla al cane e innaffierò il basilico, e non ci stancheremo mai di raccontarci come quella sera al Super U, mentre eravamo di corsa perché stava per chiudere, ci siamo scontrati con i carrelli pieni e alla fine mi hai ceduto il posto in coda alla cassa. E di come poi, grazie alla magia del destino, ci siamo rivisti la sera stessa al pub e abbiamo iniziato a chiacchierare delle nostre vite e tu hai voluto il mio numero di telefono e da allora non abbiamo mai più smesso di parlarci.