THE DAY I’VE STARTED TO LIVE – Il giorno in cui ho cominciato a vivere

Il servizio tv di Tagadà su LA7 dove racconto un po’ la mia storia

Sono trascorsi mesi dall’ultimo post su questo blog ed i motivi sono svariati. Ho anticipato di qualche giorno il mio rientro dalla Bretagna per gravi motivi familiari per cui la questione “casa in affitto” si è risolta un po’ frettolosamente grazie all’aiuto della mia cara amica di Brest, Marylise. Potrò provvisoriamente vivere in una bellissima casa di campagna di proprietà di sua cugina Sylviane, in un posto incantevolmente immerso nella natura ma anche un po’ più lontano dalla posizione inizialmente ricercata. Ma anche se non è la soluzione definitiva non potrò mai finire di ringraziarle per avermi quantomeno risolto il problema dell’alloggio.

Dicembre e gennaio sono stati mesi molto duri, in cui non sono riuscita a fermarmi neanche un attimo e, di conseguenza, ho posticipato tutto ciò che riguardava la progettazione della mia ape e i preparativi alla partenza, ma la testa era davvero altrove e la sofferenza troppa, anche solo per poter immaginare di dedicarmi a cose per cui ci vuole una certa serenità d’animo. Ci siamo passati tutti, chi più chi meno, ma la malattia e il lutto richiedono sempre uno sforzo superiore ed io non sono proprio riuscita a gestire altro se non il dolore del momento. Il mio compleanno, Natale e Capodanno non sono andati come mi ero auspicata: dovevano essere gli ultimi della vita italiana, ricchi di amici e feste, spensierati e pieni di ottimismo per il futuro. L’unica cosa che ricorderò sarà comunque la presenza costante delle persone che mi vogliono bene, vicine e lontane, il mio personale forziere ricco di meraviglie!

Ed è così, grazie al mio tesoro, che custodirò sempre molto gelosamente, che una mattina mi sono svegliata e ho cominciato a vivere.

Il 30 gennaio è la data in cui ho ufficialmente smesso di lavorare come montatrice video. E’ stata una giornata strana, era un sabato per cui al lavoro in ufficio eravamo in pochi ed io ero sola nella mia sala di montaggio. Ho mentalmente ripercorso gli anni della mia carriera, ho riguardato vecchi servizi montati, ho sistemato le timelines ancora in lavorazione, riordinato i documenti e poi, con le mani tremanti sulla tastiera, ho cliccato su “Quit” ed ho chiuso l’Avid. Non scherzo quando vi dico che ho sentito il cuore  accelerare, gli occhi allagarsi e gli angoli della bocca sollevarsi quasi a toccare le orecchie. E’ stata una sensazione realmente fisica, l’ho assaporata tutta, in quel misto di tristezza e gioia che è così spaventoso ma al contempo meraviglioso e che mi ha accompagnata durante tutto il tragitto in metropolitana per il rientro a casa.

Qualche giorno prima avevo portato a termine altri importanti passaggi per il futuro bretone; ho chiuso la partita IVA, aperto il finanziamento per l’ape e inviato la raccomandata di disdetta per la casa di Milano. Documenti, carta, email, niente di più effimero eppure tre pietre belle pesanti posate sulla mia nuova strada, tutta ancora da costruire ma su cui già ho mosso i primi passi.

Ciò che un anno e mezzo fa sembrava solo un folle pensiero sta diventando, giorno dopo giorno, sempre più reale ed è bellissimo veder crescere questa creatura, plasmarla a mio piacere e mostrarla a tutti. Le preoccupazioni sono sempre tante, i documenti da fare sono infiniti, le spese da sostenere anche, ma non sono allo sbaraglio, ho tutto molto chiaro in testa e un così folto gruppo di sostenitori che comunque andrà sarà un successo!

Che dire poi della bizzarra notorietà scatenata dal servizio su LA7, per cui non posso far altro che ringraziare Francesco Maddaloni e Rita Ferrari? Dopo aver trascorso anni a confezionare le storie di altri, mi sono ritrovata in prima persona a parlare della mia vita davanti a una telecamera ed il risultato finale è stato un servizio carinissimo in cui mi riconosco perfettamente.

L’ape è finalmente stata ordinata e so che siete impazienti di sapere che colore ho scelto per la mia carrozza. Potevo forse scegliere dei colori spenti che non rispecchiassero per niente il mio carattere e la mia persona? Adoro le domande retoriche, chiedo venia. Bene, l’ape TaragnainBretagna sarà FUCSIA e ARANCIONE! Non potranno non notarmi, anche se già il capello ROSSO SEMAFORO è d’aiuto nel non passare inosservati. Ora, provate ad accostare questi tre colori e ditemi se già non vi sentite più allegri; sarò di parte, certo, ma solo a immaginarla mi mette il buon umore.

Tasselli, tessere del domino, pezzi di puzzle… ho in testa una fotografia precisa del giorno in cui, per la prima volta, salirò sulla mia ape e venderò la prima porzione di polenta.

Ci sarà un cielo a nuvolette degno dei migliori cieli bretoni, la temperatura al suolo sarà di circa 14°, vento moderato ma presente. L’ape sarà parcheggiata al centro di una piccola piazza in un paesino con le case tutte di pietra, intorno ci saranno le bancarelle del mercatino delle pulci. Si avvicinerà una signora, avrà il naso arrossato dalla vita in prossimità delle scogliere oceaniche e da qualche bicchiere di sidro in più. Mi chiederà di farle una crepe e io le spiegherò che la mia specialità è nuova in bretagna, ma che arriva da una lunga tradizione italiana e che, dove vivevo prima, era un piatto tipico dei pranzi invernali. Non riuscirò completamente a convincerla, ma la sua presenza davanti all’ape attirerà altri curiosi e poi, un po’ senza accorgermene, allungherò la vaschetta al signore col cappello di lana blu e gli dirò di fare attenzione che scotta. Lui assaggerà e mi dirà “Vous m’avez dit que s’appelle comment?” e io, col cuore che accelera, gli occhi che si allagano e gli angoli della bocca che toccano le orecchie gli risponderò “Elle s’appelle taragna, polenta taragna mais si vous préférez on pourra bien l’appeler LA TARAGNE DE         BRETAGNE”.

 

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