In questi giorni mi sono trovata spesso a pensare al futuro prossimo venturo. Ho compiuto alcuni passi importanti della mia avventura verso una nuova vita, tra cui incontrare due potenziali produttori di Ape Piaggio Food truck. Sono andata fino a Torino, in compagnia di Samira che ha deciso di accompagnarmi, per parlare col responsabile della “VS Veicoli Speciali” per avere un primo preventivo reale per la realizzazione del mio mezzo. Incontro molto piacevole dal punto di vista estetico, un bellissimo uomo con una voce profonda e rassicurante, ma poco più. Insomma, ci siamo sparate un’ora e venti di strada per poi avere risposte pressapochistiche sull’allestimento dell’ape e pochi consigli pratici, al fronte di un preventivo che avrebbe fatto svenire anche Briatore. Già , perché dovete sapere che, se volete avviare un’attività come quella che vorrei avviare io, dovrete avere a disposizione una cifra che varia tra i 36 e i 40000 euro. IVA esclusa. Sì, avete capito bene! E dato che non si tratta propriamente di bruscolini vi aspettereste, quanto meno, una montagna di consigli e dettagli che invece, nell’incontro torinese, sono assolutamente mancati. Per far fronte a tale lacunosa esperienza abbiamo optato per un pomeriggio di gita alla scoperta di Torino con annesso aperitivo a bordo Po, a goderci il tramonto.
Qualche giorno dopo mi sono incontrata con il Carletti, il manager della “Food Truck Mobile”, questa volta accompagnata da Frenk, il mio migliore amico, e le cose sono andate diversamente. Di fronte avevamo una persona competente e appassionata dal suo lavoro, un uomo che riconosce di essersi reinventato con questa storia delle Api food truck e che, grazie al suo lavoro degli ultimi 10 anni, ha riconquistato un mercato che sembrava ormai avergli chiuso la porta in faccia. La sua filosofia è che, se proprio deve realizzarti un mezzo ad hoc per l’attività che hai in mente, deve trattarsi di un progetto concreto, in cui hai valutato tutto, dalla fattibilità alle tecniche di vendita del prodotto, perché, parole sue, il progetto dev’essere vincente cosicché lui possa farsi nuova pubblicità . In pratica un partner di progetto, qualcuno che crede in te, se gliene dai la possibilità incaricandolo di realizzare il food truck dei tuoi sogni!
Nel frattempo ho anche continuato a cercare casa sui siti di annunci immobiliari del Finistère ed ora ho un portfolio di una decina di case da andare a vedere a novembre, periodo in cui ho già acquistato il volo di andata e ritorno nonostante il ritorno sia condizionato dalla stipula di un contratto di affitto. Addirittura ho trovato, tra queste offerte, una casa con un bagno provvisto di bidet e vi assicuro che in Francia non è per niente scontato! Certo è che poi le case vanno viste dal vivo, lo sappiamo bene, ma intanto il solo fatto di avere più opzioni mi galvanizza ulteriormente.
Manca poco più di un mese alla mia partenza per la ricerca della casa in cui vivrò e ancora mi sembra tutto un lungo sogno. Il fatto è che tutti i preparativi mi stanno dando una carica positiva mai vissuta prima d’ora, nemmeno quando, ormai 12 anni fa, decisi di affrontare il primo grande cambiamento di vita, lasciando Veterinaria per buttarmi nel mondo della televisione. Allora la situazione era differente, questo è sicuro, a partire dal fatto che avevo 12 anni in meno di adesso! Innanzitutto ero fidanzata, avevo abbandonato il nido materno per intraprendere una convivenza, mio padre non c’era più ed erano ormai trascorsi più di due anni, grazie alla psicanalisi avevo ricominciato a vedere degli spiragli nel mio futuro e abbandonare gli studi non sembrava più una follia bensì un’ancora di salvezza. E così fu, a 23 anni scoprii di avere le palle per ricominciare da zero e per costruirmi una vita alla ricerca della felicità .
Avevo impostato la mia intera esistenza su una chimera, avevo scelto il liceo scientifico perché in linea con il percorso di studi che si addice ad una futura veterinaria, quando invece tutti, o quasi, avrebbero scommesso in una carriera artistica per me; avevo trascorso un anno alla facoltà di Biologia perché, per via del numero chiuso e dei pochi posti disponibili in facoltà a Milano, al primo tentativo di ingresso in università non avevo superato il test; avevo passato le mie giornate in via Celoria, una volta riuscita ad entrare, col pensiero costante di un padre in fin di vita, dell’uomo con cui avevo sognato di lavorare assieme fin da quando ero bambina, pronto ad abbandonarmi sull’altare della gloria.
Dopo due anni di oscurità ho capito che avrei avuto altre chances ma che mi sarei dovuta reinventare… e l’ho fatto. Perché scrivo queste cose? Perché conosco un sacco di persone che si trovano o si sono trovate in una situazione simile e non vedono un futuro o una speranza di futuro e vorrei tanto che leggessero queste parole e trovassero la spinta per comprendere che, finché siamo in vita, potremo sempre ripartire da zero. Non bisogna fermarsi al giudizio degli altri, mai! Bisogna seriamente ascoltare la voce dentro di noi e accompagnarla coi consigli di chi ci circonda, ma devono esser tali, nulla più. Chi ci vuole bene è in grado di darne, nonostante si possa anche suscitare perplessità , ma un consiglio è fatto per esser ascoltato, un giudizio, invece, è fine a sè stesso e non vi permetterà mai di fare la scelta migliore. Così è stato a 23 anni e così sarà ora, a 35. In questi 12 anni ho dimostrato, a me stessa prima di tutto, di poter essere una nuova Sara e di poter arrivare ovunque volessi arrivare, impegnandomi e facendomi strada in un mondo completamente nuovo e assolutamente ostile come quello della tv in italia. Nel mio piccolo sono partita dal nulla e sono arrivata a lavorare per i programmi di punta di una delle emittenti più famose del Paese, Mediaset. Tralasciando il fattore economico, per il quale bisognerebbe aprire un blog dedicato, direi che posso ritenermi più che soddisfatta di ciò che ho realizzato in questo tempo, specie se mi fermo a riflettere su fatto che ho raggiunto questo “traguardo” da sola, con le mie gambe, affrontando anche periodi di doppio lavoro per potermi permettere di vivere da sola e continuare la mia strada in questo mondo nuovo.
Sono pienamente soddisfatta, questo è il nodo della questione. Quanti possono dire lo stesso? E sia chiaro, non mi ritengo fortunata per questo, perché è stato il frutto di tanta fatica e tanto dolore e quindi, a testa alta, posso dire di essermelo guadagnato.
Ora però, direte voi, cosa mi spinge a ripartire nuovamente da zero? Come risposta posso solo dire che, finché respirerò sulla madre Terra, avrò la forza per fare tutto e che non è solo una questione di soldi la scelta di un cambiamento radicale di vita. Certo, non avrò nemmeno la presunzione di dire che qualunque essere umano possa fare ciò che vuole della propria vita, perché sono più che consapevole di essere fortunata per il solo fatto di esser nata in questa parte del Pianeta, in questo periodo storico, ma come me molti altri che ancora, invece, non hanno compreso il valore di questa fortuna. Però nell’euforia del nuovo inizio non avevo ancora fatto i conti con la nostalgia per ciò che lascerò e quest’ultimo mese ho avuto modo di confrontarmici, perché in questi anni ho avuto modo di conoscere persone meravigliose, nella mia vita mi sono circondata di persone speciali che reputo famiglia e che, inevitabilmente, non avrò sempre vicine, specie andando a vivere a 1600 Km da Milano.
Sempre più spesso mi ritrovo a dire ad alta voce “è l’ultimo anno che facciamo questa cosa insieme”; così è stato per la festa di compleanno del Boh, il locale che ho frequentato di più in questi anni e dove ho conosciuto gran parte delle persone speciali di cui sopra, così è stato per la sagra di paese da cui sono rientrata stasera, diventata ormai appuntamento fisso del mese di settembre da qualche anno. Questo sapore dolce e amaro insieme è ciò che mi riesce più difficile da gestire in questo momento, perché posso sicuramente ricominciare da capo ma ormai ho delle certezze che non voglio più abbandonare, ci sono degli amici che vorrò sempre al mio fianco e sapere che, fisicamente, ci saranno molto meno, mi spaventa e mi intristisce un po’. E’ sicuro che conoscerò nuove persone in Bretagna e che nasceranno nuovi legami, ma vorrei poter partire con un pacchetto completo e so che questo non sarà possibile. Per fortuna appartengo alla generazione 2.0, ho vissuto l’evoluzione tecnologica in prima persona e, come dimostra il blog stesso, ho imparato ad usare i nuovi mezzi di comunicazione e sono assolutamente a mio agio nel mondo del social network. Forse un simile cambiamento 20 anni fa l’avrei affrontato diversamente, ora invece so che sarò sempre in contatto con le persone a cui tengo, dovrò e dovremo solamente cambiare le abitudini, costruirne di nuove.
Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo “e il” (cit. Elio) ed io stanotte già so che sognerò di avere tutti i miei amici ospiti nella mia casetta bretone e che sarà un giorno qualsiasi, di un anno qualsiasi e nulla sarà tanto diverso da come è ora. Li sentirò indispensabili per la mia ricerca della felicità e loro ci saranno. Come sempre.